Don Aniello Manganiello

22.11.2011 17:56

 

Questa sera, in una intensa occasione di cultura e di impegno sociale, il Club ha ospitato don Aniello Manganiello, prete battagliero, impegnato a favore delle fasce di popolazione più derelitte, che ha dato alle stampe un volume dal titolo "Gesù è più forte della Camorra" che qui vedete riprodotto

Il volume, realizzato in collaborazione con il giornalista Andrea Manzi, raccoglie la sua intensa e coinvolgente esperienza di parroco nel difficile e pericoloso ambiente di Scampìa, dove ben note sono le problematiche sociali e legali, spesso oggetto di notizie di cronaca nera, ma dove egli riscopre anche una maggioranza silenziosa di persone oneste.

Don Aniello ha riscosso un successo notevolissimo con questo volume (i proventi della vendita saranno devoluti in iniziative benefiche), che nella serata a noi dedicata era già alla ottantunesima presentazione ! Un successo che - ha confessato - è stato inaspettato, soprattutto nelle dimensioni nazionali, successo che lo ha portato anche ad un rapporto conflittuale con i vertici ecclesiastici perché don Aniello ha vissuto la sua esperienza di Parroco con la militanza dovuta da un vero uomo di fede, molto poco "normale", molto invece impegnata nell'opera di recupero delle anime disperse dalla malavita, e ciò, alla fine, ha costituito quella pietra dello scandalo che non è stata oltre sopportata e lo ha spinto a chiedere un anno sabbatico di sospensione dalla missione pastorale. Richiesta accettata, purtroppo.

Nato in un paesino del napoletano al confine con la nostra provincia, in quella zona del Nolano meno nota, ma non meno nobile, ultimo di una famiglia ricca solo di otto figli, fa subito esperienza con le difficoltà della vita, laddove non conosce suo padre che scompare prima della sua nascita.

Le difficoltà sono quelle quotidiane, della vita di tutti i giorni, le difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena e con il pranzo del giorno seguente. Pur di mantenere il suo gruppo familiare al di fuori dei compromessi e delle convenienze, la mamma di don Aniello, unico sostentamento familiare, non chiese mai un prestito e talora ciò costrinse i figli anche a saltare la cena o il pranzo, senza con questo perdere la fiducia nella propria genitrice e nei suoi valori inestimabili.

 

 

Decide quindi di dare seguito alla sua fede ed entra in Seminario, da dove esce come prete per essere inviato a Scampìa, come Parroco dell'ordine di Don Guanella, dopo una lunga esperienza a Roma. Frontiera pura, Scampìa, dove la forza ed il potere della camorra si vede tutti i giorni in tutte le occasioni, in tutte le situazioni, dove chiunque, in assenza di ogni e qualsiasi segno dello Stato, si sente autorizzato a fare come vuole e desidera, senza alcuna attenzione agli altri e a quanto ci circonda. Dove lo spaccio degli stupefacenti avviene sotto gli occhi di tutti, dove la prostituzione o il gioco d'azzardo sono argomento quotidiano, dove l'estorsione e il ricatto strangolano ogni forma di attività imprenditoriale.

Più di una volta Don Aniello cerca di stimolare le autorità, di sensibilizzare l'opinione della gente del quartiere con manifestazioni pubbliche. Nessuna risposta. Conosce personalmente almeno quattro o cinquemila famiglie di quel degradato quartiere che è il rione Don Guanella di Napoli, va a visitarle di persona nella sua quotidiana opera pastorale tra coloro che, e sono la maggioranza, restano persone oneste circondate da una minoranza di farabutti. Rifiuta fortemente, proseguendo l'insegnamento materno, ogni compromesso, e nega i sacramenti a chi non dimostra concretamente di abbandonare la camorra per rientrare sulla "retta via". Quest'uomo, novello don Chisciotte in un deserto di valori e di etica, viene anche deriso quando i delinquenti ottengono nella parrocchia confinante quanto egli ha loro poco prima coraggiosamente negato: non per questo non prosegue la sua missione, che purtroppo si conclude momentaneamente con un anno sabbatico di attesa, che la curia ha accettato di concedere, mettendo nella sua Parrocchia un prete più normale e "normalizzato", che non sa interpretare tutti i valori cristiani fino in fondo, ma si limita a fare della propria missione solo un mestiere.

L'intervento clou della serata è stato preceduto da una introduzione di Andrea Manzi, giornalista professionista, che ha tracciato la storia di questo libro, realizzato in circa tre mesi di contatti e viaggi tra Roma e la Campania.

Il Club ha regalato a Don Aniello e ad Andrea Manzi un bel volume della biblioteca di Loreto.

La serata, alla presenza del Questore di Avellino, del Vicequestore e del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, era iniziata con la presentazione al Club del nuovo socio Giuseppe Genovese, Direttore della filiale della Banca d'Italia di Avellino, che è tornato nella sua città, provenendo dal RC di Grosseto, dalla quale era partito all'inizio della carriera per un lungo giro nelle varie filiali nazionali dell'Istituto per il quale lavora.

Genovese, ma per gli amici Geppino, è amico personale di molti dei soci del Club ed in particolare del Presidente con il quale ha condiviso anche la passione per il basket. Certamente la sua collaborazione sarà proficua e ricca di iniziative a favore dei progetti del Club.

Infine nel corso della serata abbiamo potuto dare gli auguri di rito all'Incoming Mimmo Policicchio e alla gentile consorte per la nascita del nipote Domenico, figlio di Antonio.

 

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SENTENZE IN DIRITTO BANCARIO E FINANZIARIO NELLA SEZIONE CURRICULUM

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